Vento magico La soluzione alla tua paura del dentista ...
Sembra assurdo, ma curare la bocca, specie la parodontite, può ridurre di ben undici punti l’ipertensione: una volta ancora la scienza conferma che se curiamo la nostra bocca possiamo curare anche il nostro cuore.
Sembra strano, vero?
Eppure è tutto vero, e in questo articolo vi spiegheremo perché una buona igiene orale ed una buona prevenzione facciano bene non solo al vostro sorriso ma anche alla vostra pressione e al vostro cuore.
Ebbene sì, la cura della bocca fa bene al cuore passando dal controllo dell’ipertensione.
Infatti la parodontite, la malattia del parodonto, si associa ad un rischio elevato di pressione alta: ne deriva che, come vi abbiamo anticipato, curare le nostre gengive fa abbassare l’ipertensione. E se si pensa che il dato sia trascurabile, ebbene, non lo è affatto: curare la parodontite porta ad un abbassamento di addirittura 11 punti la nostra pressione!
Stiamo dicendo che per abbassare la pressione prendersi cura della nostra salute orale è addirittura più efficace di una dieta povera di sale? Ebbene sì, la ricerca scientifica conferma che la dieta iposodica è necessaria e fondamentale, specie in abbinamento alla terapia farmacologica per l’ipertensione ma che, in punti percentuali, curare la parodontite sia perfino più efficace!
Vi rassicuriamo, non è una leggenda metropolitana! A confermarlo è un report che è stato presentato al congresso nazionale SidP e che è stato pubblicato dalla stessa Società Italiana di Parodontologia ed Implantologia e dalla SIIA, la Società Italiana di Ipertensione Arteriosa.
Come ha dichiarato il Presidente SIdp, Nicola Marco Sforza, l’ipertensione colpisce dal 30 al 45 per cento della popolazione adulta ed in Italia ne soffrono oltre 20 milioni di persone. Oltre a questo, basti pensare che l’ipertensione è tra le principali cause di mortalità per ictus ed infarto.
L’ipertensione arteriosa (IA), viene comunemente chiamata “pressione alta” ed è il fattore di rischio maggiore per lo sviluppo di malattie cardiovascolari che, in Italia, colpiscono addirittura 1 cittadino su 3.
Di parodontite, invece, soffrono più di trenta milioni di persone nel nostro Paese con un’incidenza, dunque, del 50% degli individui.
La parodontite, o malattia parodontale (che comprende gengiviti e parodontiti) è, secondo la definizione del Ministero della salute, una patologia, o un gruppo di patologie, che ha in comune la distruzione del sistema di sostegno del dente. Le malattie parodontali quindi si presentano con una perdita di attacco e di osso, formazione di tasche e recessione della gengiva.
Entrambe le patologie sono tra le malattie croniche più comuni e diffuse nel mondo, basti pensare che la parodontite colpisce fino al 50% della popolazione mondiale e che addirittura 3 milioni di Italiani ne soffrono in forme gravi, rischiando persino la perdita dei denti.
Le due patologie si condizionano a vicenda e solo negli ultimi anni si sta prendendo consapevolezza della loro correlazione e delle possibili soluzioni per le quali, controllando e curando l’una, si possano apportare benefici anche all’altra. I dati e le evidenze scientifiche sono chiari: nei casi di gravi forme di parodontite, ad esempio, la possibilità di incorrere nell’ipertensione arriva addirittura a raddoppiare!
E’ dunque la scienza a testimoniare i numeri che abbiamo dato in apertura di questo articolo: secondo il nuovo studio citato, la cura della parodontite abbassa i valori della pressione di addirittura undici punti con la riduzione del trenta per cento del sanguinamento gengivale ed una corretta igiene orale, sia domiciliare che professionale.
Perché, in concreto, curare la parodontite ha effetti positivi anche sulla nostra pressione? Questo accade perché la parodontite rende il tessuto endoteliale, quello che riveste le nostre arterie, meno elastico: quando il cuore pompa il sangue, la pressione arteriosa quindi aumenta.
Ma come si è arrivati a queste conclusioni?
Lo studio è stato ideato e condotto da Davide Pietropaoli, ricercatore all’Università dell’Aquila. Si sono valutati, come emerge dal rapporto di SIdP e SIIA che ne è seguito, 100 pazienti ipertesi che avessero anche problemi alle gengive. Ne sono stati sottoposti, poi, cinquanta ad igiene orale sopra e sotto gengivale mentre agli altri cinquanta pazienti è stata fatta una igiene orale più superficiale che non ha pulito, sostanzialmente, le tasche gengivali.
Il risultato è stato sbalorditivo: dopo due mesi, i pazienti che erano stati sottoposti al trattamento di pulizia anche sotto gengivale avevano, rispetto agli altri, un abbassamento dei livelli di pressione arteriosa pari ad undici punti, praticamente maggiore del doppio rispetto all’efficacia della sola dieta iposodica.
La strada farmacologica è ovviamente, sentito il parere del medico, da percorrere, ma da sola non basta: aggiungere una dieta anti ipertensiva, un cambiamento nel nostro stile di vita, e la cura dell’eventuale parodontite, si può definire la strategia complessiva più completa ed efficace nella lotta all’ipertensione.
Abbiamo ovviamente parlato di “cambiamento nel nostro stile di vita”. Ebbene sì.
Perché in realtà la strada da percorrere per il benessere del nostro corpo, prevede, al di là della singola e specifica patologia, che si mettano in atto “buone condotte” per prenderci cura della nostra salute.
Basti pensare che nell’elenco delle cause che ci portano ad andare incontro all’ipertensione ed alla parodontite ci sono moltissimi punti in comune come, ad esempio:
Statisticamente, sembra che anche il sesso maschile, l’età avanzata e le scarse possibilità economiche siano fra i fattori di rischio comuni ad entrambe le patologie.
Oltre a questo occorre considerare che anche la base genetica delle due malattie, secondo recenti evidenze sperimentali, pare essere comune: dietro a parodontite ed ipertensione si nasconde una condizione cronica infiammatoria.
Per diagnosticare la parodontite viene effettuato un sondaggio parodontale: con una sonda parodontale il dentista va a misurare il livello della profondità della “tasca” che si è creata sotto al dente, il livello dell’attacco clinico, quello dei tessuti molli e l’entità del sanguinamento. Quando si incontrano tasche più profonde di 3 millimetri si parla di vera e propria tasca parodontale ed è importantissimo individuarla poiché ogni tasca diviene il luogo privilegiato di proliferazione batterica: viene dunque effettuato uno scaling, vale a dire la rimozione del tartaro che si trova sulla radice del dente.
Per diagnosticare, invece, l’ipertensione arteriosa, viene fatta con particolari scansioni temporali (come ad esempio al mattino e poi alla sera, la misurazione della pressione in condizioni diverse come a riposo e non) la misurazione della pressione sanguigna, e la diagnosi di ipertensione sarà confermata se i valori medi staranno in un determinato range.
Questo consentirà ai medici specialisti di prescrivere una cura adeguata all’ipertensione del paziente e di creare un follow up consono al suo quadro clinico.
Stiamo parlando di medici: non di un dentista, di un cardiologo o di altri specialisti presi a se stante. Stiamo parlando di equipe, di più figure professionali che, confrontandosi e collaborando anche al di là della propria specializzazione, possono portare ad una diagnosi non solo della patologia di propria competenza, ma anche di altre eventualmente correlate, velocizzando così per i propri pazienti il processo di cura e guarigione.
Proprio per questo la Società Italiana di Parodontologia ed Implantologia ha elaborato un Decalogo per il paziente con ipertensione arteriosa e parodontite, che incoraggia la collaborazione in team fra i vari specialisti.
E’ stata redatta, infatti, una guida pratica sui corretti percorsi diagnostici e di cura, rivolta a medici e specialisti, grazie alla quale, in dieci punti ricchi di suggerimenti pratici, si può indirizzare il paziente verso ulteriori screening e diagnosi, sia a partire dalla parodontite che dall’ipertensione.
Grazie a questa guida pratica, ad esempio, il dentista può porre al proprio paziente domande sulla pressione arteriosa riuscendo ad identificare i pazienti con infiammazione gengivale per i quali possa esistere un rischio maggiore di ipertensione e che, dunque, dovrebbero essere invitati ad approfondire con un controllo specialistico, le conoscenze sul proprio stato di salute a livello di pressione arteriosa.
Un vademecum ideale non solo per i dentisti, ma anche per altre figure professionali come ad esempio internisti e cardiologi, che, a loro volta, possono valutare il paziente facendogli domande, in caso di ipertensione già accertata, sul loro stato di salute orale, così da identificare i casi di parodontite.
Una volta indirizzato il paziente, la stessa SidP e la SIIA raccomandano di incoraggiare tutti i pazienti in età adulta a tenere uno stile di vita attivo, seguire una dieta ben bilanciata e a svolgere attività fisica con intensità moderata o vigorosa sulla base dello stato di salute del paziente specifico, con un occhio di riguardo al controllo della glicemia che consente, se monitorata, si controllare i valori pressori così come la malattia parodontale.
Insomma, la medicina si sta muovendo in direzione di un circolo virtuoso fra professionisti della salute che, rinvenendo il collegamento strettissimo fra ipertensione e parodontite, riescono ad identificare con maggior tempestività i casi di una o di entrambe le malattie, indicando al paziente un’unica e comune strada terapeutica, comprensiva di un sano stile di vita, non solo prendendo in carico la persona dal punto di vista medico ma, in questo caso possiamo dirlo, avendolo… a cuore.
SABATO:
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