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SINDROME DEL COLON IRRITABILE E DIETA FODMAP

La lista della spesa da NON fare se soffriamo di colon irritabile (IBS)

Quante volte, fin da quando eravamo piccoli in cerca di una scusa per non andare a scuola, abbiamo detto di avere mal di pancia! Ebbene, quella che da piccoli spesso poteva essere una scusa, per molti adulti è in realtà una scomoda realtà e spesso il mal di pancia è ricollegabile alla sindrome del colon irritabile, altrimenti detta IBS, di cui soffrono molte più persone di quanto si pensi. Ebbene, se sei fra questi, in questo articolo ti parliamo di cosa sia la dieta Fodmap e di come possa aiutarti a sconfiggere la sindrome del colon irritabile.

 

Di sindrome del colon irritabile si sente molto parlare. Ma che cos’è in realtà? Potremmo definirlo come quell’insieme di disturbi cronici a livello intestinale che afferisce al colon e cioè ad uno specifico tratto di intestino crasso.


La sindrome del colon irritabile ha anche molti altri nomi: si parla ad esempio, di sindrome dell’intestino irritabile, di IBS (Irritable Bowel Disease), colite spastica o colite nervosa. Ma al di là del nome con cui viene chiamata, è innanzitutto molto importante distinguere questa patologia da altre malattie infiammatorie come, ad esempio, il morbo di Chron o la colite ulcerosa perché nel caso di colon irritabile non esiste nessuna anomalia a carico dell’anatomia ma solo una specifica sintomatologia che rende, tra l’altro, la colite spastica un disturbo che, ad oggi, presenta ancora molti interrogativi.

 

Da cosa dipende la sindrome da colon irritabile?

 

Si pensa, ad esempio che, in assenza come abbiamo detto di problemi a livello anatomico, i disturbi possano derivare da problemi di comunicazione fra il cervello e le fibre nervose dell’intestino e dei muscoli intestinali. L’encefalo è infatti strettamente connesso all’intestino: l’IBS potrebbe avere causa proprio da questi problemi di comunicazione nervosa che causano disturbi nel regolare transito nell’intestino del cibo digerito.

 

Il problema nel diagnosticare questo disturbo è che ancora oggi non esistono test diagnostici specifici ma, soprattutto, è che la sintomatologia può definirsi aspecifica, vale a dire che i sintomi non sono necessariamente ascrivibili a questa causa ma potrebbero imputarsi anche ad altri disturbi. Una volta escluse, oltre al morbo di Chron, la celiachia o la malattia diverticolare, per esclusione si può arrivare a parlare di IBS.

 

L’osservazione ripetuta nel tempo di molti casi di IBS ha fatto emergere alcuni “triggers” e cioè fattori che possono dare origine alla sindrome dell’intestino irritabile fra i quali possiamo ricordare:

  • dolori a seguito di un’alimentazione che comprende molta cioccolata, caffè, tè, spezie, cavolfiore, cavoli, broccoli, frutta, latticini, bevande alcoliche e/o zuccherate;
  • momenti di particolare stress;
  • alterazioni ormonali (fattore che spiegherebbe perché le donne, come vedremo in seguito, siano complite da IBS più degli uomini);
  • malattie come gastroenteriti virali o batteriche e altre malattie del tratto gastro intestinale.

A prescindere, tuttavia, dalla diagnosi della causa, ancora oggetto di studi, della sindrome da colon irritabile quelli che sono noti e ben conosciuti sono i sintomi a cui dà origine, vale e dire forti dolori e crampi all’addome, diarrea oppure, al contrario, stipsi, gonfiore a livello addominale, meteorismo e presenza di muco nelle feci.


Una caratteristiche di questa sindrome è la sua cronicità: chi ne soffre, infatti, non riferisce sintomi sporadici ma sintomi protratti nel tempo, anche per anni, cosa che porta, in fase di trattamento, ad un percorso piuttosto lungo.

 

Perché si parla molto di colon irritabile? Quante persone soffrono di IBS?

 

 

Si parla spesso di IBS perché addirittura il 10% degli Italiani, pari a circa 6 milioni di persone, in particolare donne, soffre di questo problema: nei Paesi sviluppati, in media, ne soffre circa il 15/20% della popolazione, il che equivale a dire 1 individuo su 5. Come anticipato, inoltre, sono soprattutto le donne a soffrire di IBS, con dati che, secondo recenti ricerche, parlano addirittura del doppio delle donne rispetto agli uomini. Anche il dato che riguarda l’età è interessante poiché di sindrome da colon irritabile soffrono soprattutto persone di età compresa fra i 20 ed i 30 anni con sintomi che, con grande frequenza, si accompagnano anche a depressione, ansia e disturbi della personalità.

 

Come si cura la sindrome da colon irritabile?

 

Ovviamente non tutti i casi di IBS sono uguali: quando il paziente manifesta sintomi per lo più fastidiosi e dolorosi ma tutto sommato sopportabili, in genere il medico curante suggerisce di ricorrere all’esercizio fisico, al riposo, e ad un piano dietetico equilibrato che possa andare ad escludere quei cibi che, come abbiamo visto, possono essere più predisponenti ad irritare il colon come, ad esempio, cibi piccanti o una sostanziosa quantità di latticini. Qualora, invece i sintomi siano più importanti, il medico può suggerire di accompagnare queste buone abitudini che, fondamentalmente vanno ad agire sulla riduzione dello stress, ad una terapia farmacologica. L’importante, durante il trattamento per fronteggiare l’IBS, è tenere a mente che questo tipo di patologia cronica può avere periodi di forte oscillazione fra momenti in cui i sintomi spariscono o si avvertono in forma più lieve e momenti, invece, di riacutizzazione della sintomatologia. In ogni caso conviene tenere sotto controllo lo stress e prestare particolare attenzione alla propria dieta. A proposito di dieta, infatti, si deve considerare che il nostro medico di medicina generale saprà anche valutare a quali alimenti prestare particolare attenzione nella nostra dieta sulla base dei nostri sintomi prevalenti.

 

Anche se approfondiremo fra poco la lista di alimenti cosiddetti Fodmap, possiamo anticipare che in caso di pancia gonfia e meteorismo, ad esempio, occorre escludere dalla nostra alimentazione cavoli, broccoli, legumi, frutta poco matura e bevande zuccherate, vale a dire tutti quegli alimenti che per loro natura tendono a produrre gas nel nostri intestino. Se, invece, la nostra sindrome da IBS prevede la diarrea, si dovrà cercare di limitare al massimo il consumo di cibi che contengano fibre insolubili come il pane integrale, la crusca ed i cereali nonché i cibi che contengono glutine anche se su questo ultimo punto la comunità scientifica non ha trovato un accordo unanime.


E i pazienti che, in caso di sindrome da colon irritabile soffrano, invece, di stitichezza, come si devono comportare per quanto riguarda il loro regime alimentare? Per loro sarà indicato un aumento del consumo di cibi come l’orzo, l’avena, la segale, le patate e le carote nonché l’assunzione di molta acqua.

 

Esistono poi pazienti che non tollerano i cibi che contengono sostanze specifiche come il fruttosio, il lattosio, i fruttani, i galattani e i polioli e cioè i cosiddetti Fodmap che vanno limitati il più possibile per poi, gradualmente, essere reintrodotti nella dieta del paziente. In questi casi specifici, e soprattutto in presenza di intolleranze alimentari, la presenza di un nutrizionista sarà fondamentale in accompagnamento al lavoro dei medico di medicina generale. Ma lo vedremo fra poco.

 

La dieta Fodmap per la lotta alla sindrome del colon irritabile

 

Se quindi la premessa è quella di evitare il “fai da te” come consigliamo ogni volta in cui parliamo di salute e, nello specifico, di alimentazione, facendosi invece accompagnare nelle scelte alimentari che comportano l’esclusione di alcuni cibi da nutrizionisti, spieghiamo cosa sia la dieta Fodmap della quale moltissimo si sente parlare in questi ultimi anni.


Si parla di dieta Fodmap riferendosi a quel sistema nutrizionale che vuole andare a contrastare proprio l’IBS limitando gli alimenti che vengono collegati ai sintomi specifici della sindrome da colon irritabile.

 

In Inglese quella che in Italia chiamiamo dieta Fodmap si chiama Low Fodmaps diet che significa, letteralmente, dieta a basso contenuto di Fodmap: alcuni nutrienti scatenano reazioni specifiche all’interno del nostro intestino come la fermentazione e la capacità osmotica di trattenere o richiamare acqua.


In particolare si tratta di oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli, ma anche alcuni glucidi semplici, alcuni frammenti degli amidi ed alcune fibre alimentari.


Prima di farne un breve elenco, facciamo una premessa: i Fodmap non sono di per sé alimenti che fanno male, vanno limitati, o esclusi, nel momento in cui si soffre di IBS. Leggendo l’elenco degli alimenti, infatti, troviamo legumi, frutta e verdura che fanno generalmente parte di una sana ed equilibrata dieta e di un sano piano alimentare. Quello che la dieta Fodmap suggerisce è di evitare di assumere questi alimenti nel caso in cui la sindrome da colon irritabile ci stia provocando forti dolori e disagi e si voglia, dunque, dare sollievo al nostro intestino. Diamo una prima occhiata ad alcuni di questi alimenti Fodmap che però, generalmente, ci vengono consigliati in piani alimentari equilibrati:

 

– la frutta, il miele, lo sciroppo di mais, l’agave, perché contengono fruttosio;
– il latte ed i suoi derivati non completamente fermentati perché contengono molto lattosio;
– l’aglio, le cipolle, il frumento, l’olio e la segale perché contengono fruttani;
– i legumi perché contengono galattani;
– la frutta a seme come ad esempio le mele, le pesche, le prugne, perché contengono i polioli.

 

E’ chiaro quindi che non si stia parlando di alimenti nocivi al nostro organismo (pensiamo alle proprietà benefiche dell’aglio o di frutta e verdura!) ma di cibi che contengono preziose funzioni nutrizionali: il problema risiede, per chi soffre di colon irritabile, nella propria personale predisposizione alla tolleranza di queste sostanze che, per chi soffre di IBS, è leggermente più bassa rispetto al livello di tolleranza media. Ricordiamo che i Fodmap sono alimenti che tendono a fermentare nell’intestino con funzione prebiotica e a trattenere o a richiamare acqua dalle mucose, niente di più, non avvelenano il nostro corpo e non sono di per sé dannosi se assunti in quantità corrette (norma in realtà spendibile per qualsiasi alimento sano).

 

Ecco quindi, come anticipato nel titolo di questo articolo, che vi proponiamo questa lista della spesa al contrario, vale a dire la “lista della spesa da NON fare” se vogliamo evitare i cibi Fodmap:

  • niente frumento, segale, orzo e loro derivati;
  • evitiamo cavolfiore, carciofi, cipolla, aglio, mele ed angurie;
  • no alla frutta disidratata;
  • stop ai funghi;
  • evitiamo i fagioli;
  • niente anacardi e pistacchi;
  • divieto assoluto per le gomme da masticare;
  • no allo sciroppo di mais, al miele e al gelato.

Questa dieta Fodmap è davvero efficace per la sindrome del colon irritabile?

 

Pare proprio di sì, la dieta Fodmap è efficace. Posto che l’alimentazione non è l’unico motivo scatenante della sindrome da colon irritabile perché, come abbiamo visto, anche fattori di salute e la predisposizione allo stress influenzano la comparsa di IBS, effettivamente pare che circa 3 persone su 4 che soffrono di colon irritabile e che abbiano seguito questa dieta, abbiano riscontrato dei benefici già dopo una settimana. La dieta a basso contenuto di Fodmap, in particolare, sembra ridurre in tempi rapidissimi il gonfiore addominale, il meteorismo e la stipsi ed evita, inoltre, l’assunzione di farmaci.

 

Come si imposta la dieta Fodmap?

 

Come già anticipato, evitiamo il fai da te, anche perché ciascuno di noi ha la sua storia, il proprio stile di vita e, perché no, le proprie intolleranze: un bravo nutrizionista insieme al nostro medico di medicina generale sapranno predisporre per noi una dieta Fodmap adatta alle nostre esigenze. In linea generale, tuttavia, possiamo dire che una dieta Fodmap passa da una prima fase di eliminazione di questi cibi per circa 6-8 settimane, per poi, in una seconda fase, cercare di reintrodurli uno alla volta ed uno a settimana non appena l’intestino mostrerà dei miglioramenti. Sarà così possibile capire se e quali alimenti scatenino in noi la IBS escludendo, ad esempio, solo alcuni specifici Fodmap anziché escluderli tutti: in questa terza fase, che potremmo definire di personalizzazione, si potranno reintegrare quegli alimenti che, pur essendo Fodmap, non scatenano in noi la sindrome da colon irritabile.

 

Avete preso appunti o fatto uno screenshot sulla lista della spesa da NON fare se state soffrendo di IBS? Intanto, nell’attesa di rivolgerci ad un bravo nutrizionista, se si soffre di sindrome da colon irritabile, prendiamoci cura del nostro intestino ricordandoci che se viene definito “secondo cervello” nel nostro organismo un motivo c’è: prendiamoci cura di noi e proviamo a ridimensionare il nostro stress facendo passeggiate e dedicandoci ad attività che ci rasserenino.

 

Anche il nostro colon ci ringrazierà.