Logo Buongiorno Odontoiatrica

L'asimmetria dentale potrebbe causare deficit cognitivi

Il movimento della mandibola ed il contatto fra i denti influenzano attenzione e processi cerebrali

Odontoiatrica Buongiorno

 

Uno studio condotto da un team tutto Italiano di ricercatori dell’Università di Pisa ha evidenziato la possibile correlazione fra asimmetria dentale e deficit cognitivi. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista “Scientific Reports” ed i suoi risultati evidenziano come il movimento della mandibola ed il contatto fra i denti possano influenzare non solo l’attenzione ma anche le funzioni cognitive ed i processi plastici cerebrali.

 

L’asimmetria dentale può avere effetti sulle aree del cervello associate alla memoria e può causare malattie legate a deficit cognitivi, tra cui anche la demenza.

 

In un comunicato diffuso sul sito dell’Università di Pisa si legge che l’asimmetria di denti e mandibole può contribuire a provocare una serie di ulteriori asimmetrie a catena: muscoli più sviluppati e pupilla con diametro più grande da un lato, sino alla modificazione unilaterale di alcuni geni associati alla memoria. Lo studio è stato condotto su un gruppo di volontari sani a mezzo di alcuni test ed è stato riscontrato che, durante il morso, venivano coinvolti maggiormente i muscoli di un lato del volto rispetto all’altro. Tra loro, hanno spiegato i ricercatori, tutti presentavano questa asimmetria muscolare, ma anche un’asimmetria del diametro pupillare.

 

Perché questo è interessante? 

 

Perché è emerso che correggendo questo difetto con un “bite” costruito appositamente, veniva corretta sia l’asimmetria muscolare sia quella delle pupille ed i partecipanti “miglioravano significativamente la performance nei test di abilità visuo-spaziale”.

 

In conclusione, quindi, l’asimmetria pupillare associata a quella muscolare ci fa pensare che le asimmetrie del nervo trigemino, quello che innerva gran parte della bocca, sbilancino l’attività dei sistemi che regolano il diametro pupillare e l’eccitabilità del cervello, creando un’asimmetria a livello degli emisferi cerebrali, che peggiora la prestazione cognitiva.