
Sarà che adesso che ci siamo tolti le mascherine, indossate per più di due anni, ci è tornata una gran voglia di sorridere. Sarà che nella nostra vita l’estetica sta diventando sempre più centrale. Sarà perché ci siamo abituati a dare al sorriso un nuovo valore, come se palesare il proprio buono stato di salute fosse sempre più un ottimo biglietto da visita anche sul piano sociale.
Sarà per tutte queste ragioni, ma sembra che lo sbiancamento dentale, che una volta era scelta di pochi, adesso sia diventato un’abitudine spesso correlata all’appuntamento di igiene dentale ed un vero e proprio diktat dell’attuale estetica.
Quando si parla di sorriso, lo sbiancamento dei denti è indubbiamente uno dei temi più dibattuti anche perché da esso sono nati veri e propri falsi miti che non sempre corrispondono alla realtà.
La voglia ed il desiderio di avere un sorriso bianco e splendente hanno addirittura avuto un proprio nome: sì parla di White Challenge, la sfida al sorriso più bianco che sembra essere diventata una priorità nel settore estetico.
In realtà, però, da moltissimi anni il sorriso bianco e luminoso è considerato esteticamente attraente e appetibile e simbolo di bellezza.
Già 4000 anni fa gli Egiziani più facoltosi erano soliti ostentare la propria ricchezza ed il proprio potere anche grazie a denti bianchissimi: li sbiancavano impastando addirittura la pietra pomice sminuzzata con l’aceto di vino.
I Romani per sbiancare i propri denti pare che utilizzassero addirittura l’urina che, contenendo acido urico, sembrava potesse sbiancarli naturalmente.
Ricordiamo che nel 1981 Elizabeth Taylor si era rivolta ad un noto dentista perché sbiancasse il suo sorriso così da renderlo altezza dei suoi splendidi occhi. Il medico in questione era il Dottor Irwin Smigel, che sviluppò la tecnica dello sbiancamento dei denti con il laser e l’utilizzo delle faccette dentali negli anni Settanta.
Come spesso accade, infatti, le mode portano con sé molti falsi miti, tanta disinformazione o, peggio ancora, informazioni sbagliate cosa che, specie quando si parla del fai da te in ambito sanitario, può comportare rischi da non sottovalutare.
Il dott. Valerio Buongiorno raccomanda di chiedere sempre al proprio dentista un consulto sull’opportunità di ricorrere allo sbiancamento dentale sulla base delle caratteristiche e peculiarità del proprio dente, sia che la nostra scelta si orienti sullo sbiancamento professionale presso uno studio dentistico sia che la nostra volontà sia quella di effettuare, sempre sulla base delle indicazioni del medico e con i prodotti da lui consegnati, lo sbiancamento domiciliare.
Quello che, sostanzialmente, si esclude è la possibilità di ricorso ai rimedi casalinghi come quelli a base di bicarbonato o limone che imperversano come interventi miracolosi social senza considerare le caratteristiche abrasive di alcune di queste sostanze.
Il ricorso ad esempio al bicarbonato di sodio, lede lo smalto ed i tessuti sottostanti per la forte azione abrasiva, ed il suo utilizzo predispone anche alla generazione di traumi sulle gengive portando spesso al sanguinamento se non recessioni, nei casi più gravi. Con il bicarbonato insomma si possono arrecare danni irreversibili allo smalto dei nostri denti creando dei veri e propri “solchi” che possono essere riparati solo dal medico con del materiale da otturazione.
È inoltre molto in voga il ricorso allo sbiancamento dentale per mezzo di strisce apporre sui nostri denti: il nome di queste strisce è White Strips. Oltre ad un’efficacia estremamente ridotta rispetto allo sbiancamento dentale professionale, come inconveniente presentano quello di non poter aderire perfettamente in maniera omogenea su tutta nostra arcata, potendo così generare delle discromie che possono rendere il risultato finale ancora più antiestetico rispetto ad uno smalto leggermente ingiallito.
L’aceto di mele, che viene proposto su molti siti come sbiancante naturale, invece, ha come controindicazione la possibile progressiva demineralizzazione dei denti.
Anche il limone spremuto, utilizzato insieme allo spazzolino, viene proposto come sbiancante: peccato che il risultato sia estremamente transitorio e che l’alta acidità del limone vada semmai a danneggiare la superficie dello smalto erodendolo e creando tantissima sensibilità.
Qualche notizia sul web parla addirittura di acqua ossigenata che, non solo ha una concentrazione di perossido di idrogeno troppo bassa per avere un reale effetto sbiancante, ma è molto pericolosa per tutti i tessuti molli della nostra bocca.
Infine spesso ci vengono proposti dentifrici con potere sbiancante: contenendo microgranuli, queste paste non sbiancano i nostri denti ma, facendo una piccola azione abrasiva, li smacchiano superficialmente rendendoli più brillanti. Lo sgradevole effetto collaterale è quello di consumare lentamente il nostro smalto, specie se utilizzati costantemente e per lunghi periodi. Altri funzionano come “sbiancanti” per la presenza di pigmenti blu, che non sono abrasivi, ma migliorano il colore per effetto ottico. Anche questo per lo più è un effetto solo transitorio di una manciata di minuti.
Sostanzialmente dunque, come per quasi tutti i settori che coinvolgono la nostra salute, i miracoli non avvengono, specie con prodotti da banco o a troppo buon mercato come invece viene frequentemente promosso e proclamato sul web e sui social a fini commerciali. È più probabile creare veri e propri danni.
Il colore dello smalto dei nostri denti ha indubbiamente origini genetiche un po’ come accade per il colore della nostra pelle e per quello dei nostri capelli. C’è quindi chi può avere la fortuna di nascere con denti molto bianchi e chi, invece, con uno smalto più scuro.
Ricordiamo che la dentina è un tipo di tessuto osseo giallognolo e molto resistente che protegge la polpa dei nostri denti e che presenta anche sfumature grigie e rosse.
Queste sfumature possono trasparire in maniera più o meno evidente dallo smalto, che per sua natura è traslucido.
Partendo dalla consapevolezza che generalmente i canini fra i nostri denti sono quelli con il colore più intenso, dobbiamo ricordare che lo smalto è di per sé una sostanza porosa e che, quindi, alcune abitudini nel nostro stile di vita possono scurire i nostri denti.
Basti pensare al naturale invecchiamento ma anche al fumo di sigaretta, all’utilizzo prolungato di collutori contenenti clorexidina, o anche alla presenza di eccessive tetracicline che possono essere state assorbite durante la nostra infanzia per il ricorso ad alcuni tipi di farmaci.
Oltre al fumo di sigaretta, il nostro stile di vita può influenzare il colore dei nostri denti a causa dell’alimentazione: il vino rosso, caffè, i carciofi crudi, la liquirizia ed il tè, ad esempio, sono solo alcuni fra gli alimenti che scuriscono il colore del nostro smalto.
Spesso si pensa al solo sbiancamento come soluzione estetica senza considerare la fondamentale importanza della regolarità dell’igiene orale professionale che, se effettuata da professionisti almeno ogni sei mesi o quando comunque il dentista o igienista lo ritiene opportuno per la propria persona, oltre a garantire il controllo costante della salute dei nostri denti e delle nostre gengive, apporta anche benefici estetici allo smalto, regalandoci con più facilità un sorriso bianco e luminoso.
Sostanzialmente, parlando di sbiancamento dentale, il primo punto da cui partire è che la stessa costanza e la stessa dedizione con cui ci dedichiamo alla cura della nostra pelle o dei nostri capelli dovrebbe essere dedicata alla nostra igiene orale. Solo dopo regolari interventi di questo tipo è possibile ed opportuno pensare allo sbiancamento dentale che si effettua perciò su dente pulito.
Una delle cause di un colore del nostro smalto non propriamente brillante e bianco è proprio, in molti casi, un’igiene orale non adeguata che ci espone tartaro il quale, avendo un colorito giallognolo ed opacizzando i nostri denti, crea uno sgradevole effetto estetico. Inoltre, i coloranti presenti nel cibo aderiscono meglio alla placca e al tartaro rispetto allo smalto, così da spegnere ulteriormente la brillantezza del nostro sorriso.
Prima di pensare allo sbiancamento dentale professionale, quindi, è sempre consigliabile sottoporsi ad un’igiene orale professionale che, grazie alla detartrasi, rimuove placca e tartaro dai denti rendendo anche più efficace il successivo trattamento sbiancante. L’igiene, infine, rimuove anche le macchie estrinseche, cioè attaccate sulla superficie dello smalto.
Dopo essersi rivolti al proprio studio dentistico di fiducia per una visita preliminare e per un’igiene orale professionale ed avere, quindi, appurato la buona salute della bocca (è importante che non ci siano carie attive o discromie importanti) , si può procede al trattamento di sbiancamento. Questo consiste nell’applicazione sui denti di un gel sbiancante a base di perossido di idrogeno (36%) che viene mantenuto sull’arcata per i minuti e i cicli che il prodotto utilizzato richiede, solitamente circa una 40ina di minuti per trattamento completo. Il prodotto si attiva con o senza lampada a raggi UV. Per proteggere le mucose (gengive e guance) viene applicata una diga liquida ed un morbido apribocca.
Nel nostro studio utilizziamo anche una miscela che consente un trattamento efficace e rapido al tempo stess,o in tutta sicurezza che va ad esaltare il bianco del dente senza essere invasivo: BlancOne® CLICK. E’ un gel che viene applicato sui denti ed irradiato con un’apposita lampada a luce blu per 10 minuti. Grazie alla sua speciale formulazione e sfruttando l’energia luminosa, l’ossigeno che viene sviluppato viene veicolato totalmente verso lo smalto, massimizzando l’azione sbiancante. Questo tipo di trattamento ha una durata massima di sei mesi ed è quindi ideale per l’abbinamento alle sedute di igiene orale professionale che, lo ricordiamo, sono essenziali sia come check-up per la salute della propria bocca che per ottenere la massima efficacia per i trattamenti di sbiancamento.
Ha quindi un effetto illuminante potente, da prendere in considerazione se ancora non siamo pronti o non possiamo, per motivi prettamente dentali, andare ad effettuare uno sbiancamento a più alte concentrazioni.
E’ possibile inoltre, per ottimizzare il lavoro fatto all’interno dello studio dentistico, procedere al trattamento domiciliare : si può indossare durante la notte, una volta a casa, una mascherina in silicone con gel sbiancante a bassa concentrazione per mantenere e massimizzare l’effetto di sbiancamento.
Il trattamento domiciliare altresì può essere utilizzato come trattamento di elezione e non solo di mantenimento, con applicazioni continuative per 10/15 giorni durante il sonno di notte. Il risultato è sicuro e duraturo nel tempo ed è possibile comprare le ricariche per rinnovarlo anche negli anni successivi.
Nel caso in cui ci fosse necessità di sbiancare un solo dente per una palese discromia dovuta da una devitalizzazione che ha indotto la morte del dente e quindi il suo graduale ma progressivo cambio di colore, esiste una tecnica chiamata Walking Bleach che prevede che la miscela a base di perossido di idrogeno venga lasciata all’interno del dente per alcuni giorni, sbiancandolo sino all’ottenimento dell’effetto desiderato.
Di per sé lo sbiancamento dentale non è un processo invasivo, sebbene alcuni pazienti possano manifestare una certa ipersensibilità che, tuttavia, è transitoria e che generalmente viene valutata dal dentista o dall’igienista prima della seduta. Vengono per sicurezza e in prevenzione prescritti prodotti appositi per evitare l’insorgenza in tutta tranquillità.
Le gengive ed i tessuti molli potrebbero essere leggermente infiammati dall’utilizzo del perossido di idrogeno ma un bravo professionista posiziona sulle mucose della bocca specifici materiali di protezione, come la diga liquida che si solidifica a contatto con la luce, e che evitano il contatto del perossido con questi tessuti.
Negli anni la richiesta di ricorrere allo sbiancamento dentale, come abbiamo visto, è aumentata. Come spesso accade per le mode, insieme all’aumento di notizie fuorvianti e consigli inadeguati si sono diffusi moltissimi falsi miti.
Ecco quindi, chiarito cosa sia lo sbiancamento, le 5 verità su questo trattamento:
Nel 2013 Italia ha recepito la Direttiva Europea sui prodotti cosmetici in materia di sbiancamento dentale stabilendo regole per l’utilizzo in sicurezza dei prodotti contenenti perossido di idrogeno. Questo è avvenuto con la pubblicazione sulla GU n° 22 del 26 gennaio 2013 del Decreto del Ministero della salute del 5 novembre 2012.
In commercio non è più possibile trovare prodotti con più dello 0.1% di perossido che non ha nessuna azione efficace sbiancante.
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